Negli ultimi anni la normativa sui certificati medici sportivi ha subito numerose modifiche e, tra leggi, decreti e aggiornamenti, il tema può risultare poco chiaro.
Attività sportiva o attività ludico-motoria
In sintesi, oggi l’obbligo di certificazione dipende dal tipo di attività svolta:
- è obbligatorio per l’attività sportiva agonistica e non agonistica organizzata da ASD/SSD affiliate alle e federazioni riconosciute dal CONI;
- non è richiesto per chi svolge attività ludico-motoria, cioè esercizio fisico a scopo ricreativo, non organizzato e senza tesseramento.
Una distinzione sottile ma importante che rispecchia esattamente la natura della realtà in cui puoi trovarti ad arrampicare.
Da una parte un ambiente sportivo che è anche scuola, costruito per insegnare la disciplina, allenarsi e migliorarsi in sale didattiche e – quando è il momento – spazi comuni.
Dall’altra uno spazio ricreativo con scopo commerciale, pensato per accogliere, far provare l’attività. Cambiano quindi gli obiettivi, cambia la cultura, cambia l’attenzione che si dedica al gesto tecnico e al modo di progredire.
Per la sua storia, il suo approccio e la sua natura sociale, GZ richiede il certificato medico: l’arrampicata è una disciplina sportiva a tutti gli effetti, e per questo il certificato è parte integrante del nostro impegno verso sicurezza e prevenzione.
Una questione di approccio
L’arrampicata è una disciplina sportiva. Per noi di Gravità Zero, l’arrampicata non è solo un gioco: è movimento consapevole, tecnica, progresso, benessere e come tale, richiede serietà e sicurezza.
Affrontare le pareti di arrampicata tra vie e blocchi richiede controllo, preparazione e valutazione. Per questo seguiamo le indicazioni della nostra Federazione a cui siamo affiliati. Ecco perché richiediamo il certificato medico anche per l’ingresso libero in sala, come potremmo reputare diversa e meno rischiosa l’attività in sala boulder da quella dei corsi?
Tutti i nostri utenti hanno il tesseramento della Federazione e questo garantisce loro la copertura verso eventuali infortuni. Del resto, la norma assegna la responsabilità – anche penale – al rappresentante legale della società che non si impegna a garantire la salute e la sicurezza degli utenti. Ragionando per iperbole, tu andresti ad arrampicare in un una palestra in cui non trovi il materasso?
Il certificato riporta l’esito di una visita medica, non di un adempimento
Il certificato medico non è solo un pezzo di carta. È la visita che tutela te stesso: valutazione del proprio stato di salute, rilevazione di eventuali rischi, scelta consapevole dell’attività.
Fa parte della prevenzione e della cura di sé — perché la sicurezza sportiva è un valore che mettiamo al centro.
La parola al medico dello sport
Ma perché la visita per il certificato medico è un momento di prevenzione? Lo abbiamo chiesto direttamente a Tommaso Manzutto, uno degli specialisti dell’equipe medica che si occupa di medicina dello sport presso il poliambulatorio Zudecche Day Surgery.
Tommaso, l’attività fisica fa bene…ma cosa va monitorato?
“Ormai si sa, l’attività fisica fa bene al corpo e alla mente però attenzione: l’attività fisica fa bene se applicata ad un substrato sano. Se invece somministriamo un’attività che richiede uno sforzo ad un fisico che presenta delle lievi anomalie non ancora manifeste o parametri vitali al di fuori dalla norma non ancora rilevati, quella stessa attività rischia di velocizzare processi patologici. Se presi per tempo questi saranno risolvibili e non porteranno a nessun tipo di complicanza; se invece li affronteremo in stadi più avanzati, in cui si presentano già danni d’organo, ovviamente il quadro cambierà.”
Quindi si tratta di prevenzione che può fare la differenza?
“Intanto vorrei precisare che non è accanimento ma prevenzione basata sul concetto del “pochi ma buoni” e cioè pochi esami fatti nel momento giusto per monitorare e controllare che un corpo apparentemente sano, non presenti latenti insidie. Lungi dal dire che la medicina è assoluta e che questo garantisce e offre l’elisir di lunga vita, ma già avere la possibilità di ridurre abbondantemente il rischio di incorrere in patologie pesanti è una vittoria.”
Questo in generale, ma per l’arrampicata in particolare? E soprattutto, come funziona la visita?
“In uno sport come l’arrampicata in cui la connessione mente-corpo è essenziale, è importante che ci sia un equilibrio tra vari fattori. La visita della persona è preceduta da una raccolta dati – attraverso l’anamnesi familiare – personale – e poi dall’elettrocardiogramma.
La parte della raccolta dati è la più importante in quanto ci permette poi di contestualizzare i risultati dell’elettrocardiogramma e della visita. Per fare un esempio: lo stesso elettrocardiogramma potrebbe risultare fisiologico per un atleta che svolge attività fisica ad alta intensità e senza familiarità verso determinate patologie, mentre potrebbe risultare patologico in una persona che svolge attività fisica ad intensità lieve e moderata con predisposizione familiare ad una patologia. Quindi in visita viene letto il modulo di anamnesi già compilato e vengono ripetute alcune domande, da un lato per creare un canale di interazione con la persona, dall’altro lato per cercare di sviscerare alcuni aspetti emotivi che potrebbero darci delle informazioni importanti. È fondamentale capire la percezione che la persona ha del proprio corpo a riposo e sotto sforzo per poter magari smascherare alcune anomalie ritenute di poco conto dalla persona, ma che magari possono suggerire eventuali segnali d’allarme. Ad esempio, in alcuni casi affrontare argomenti come l’alimentazione o buone abitudini quotidiane per rispettare la circadianità del nostro organismo, sono importanti per dare indicazione di ulteriori approfondimenti al fine di dare un senso ai “fastidi” ritenuti ormai normali, ma che potrebbero essere semplicemente il frutto di un disequilibrio neuro-metabolico. Questo tipo di visita, quindi, dà la possibilità di fare un controllo sia dal punto di vista fisico ma anche funzionale, perché non sempre quelle che a noi sembrano abitudini corrette sono in realtà fisiologicamente giuste per il nostro organismo.”
In conclusione: sì, il certificato conta. Sì, l’arrampicata sportiva va presa con serietà. Sì, la sicurezza è un pilastro del nostro approccio.