Negli ultimi anni il settore sportivo in Italia ha vissuto un cambiamento profondo, con l’entrata in vigore della cosiddetta Riforma dello Sport, ufficializzata con il Decreto Legislativo 36/2021 e successivamente modificata dai decreti correttivi del 2022 e 2023. Dal 1° luglio 2023 molte delle nuove disposizioni sono diventate operative, coinvolgendo direttamente associazioni e società sportive dilettantistiche in tutto il Paese.
L’obiettivo dichiarato della riforma è stato quello di tutelare maggiormente i lavoratori sportivi, promuovendo forme di inquadramento più chiare e garantendo tutele previdenziali, ma anche di riorganizzare il sistema delle collaborazioni, introdurre una maggiore trasparenza gestionale e semplificare alcune procedure.
Per molte realtà, soprattutto quelle no profit, come le Società e Associazioni Sportive Dilettantistiche (SSD/ASD), questo passaggio ha rappresentato una sfida significativa: nuove responsabilità amministrative, necessità di aggiornare statuti e contratti, gestione più strutturata delle figure che collaborano – da istruttori a tecnici, da operatori a collaboratori.
In questo contesto, anche Gravità Zero ha affrontato le novità della riforma. È stato un percorso impegnativo, ma ci ha permesso di consolidare ancora di più il nostro modello organizzativo e di valorizzare il lavoro quotidiano di chi contribuisce alla vita della nostra realtà.
Per comprendere meglio i punti chiave della riforma e il suo impatto sul mondo dell’arrampicata, ne abbiamo parlato con Andrea Padoan, allenatore e tracciatore di secondo livello, formatore sulla sicurezza in arrampicata sportiva e delegato FASI- FVG e Margherita Gamba, responsabile amministrativo di Gravità Zero.
Andrea, la riforma dello sport come ha cambiato la vita delle realtà sportive?
La riforma ha effettivamente portato un grosso cambiamento in molte realtà sportive. Di base, la ratio è valida perché è volta al miglioramento della qualità del lavoro del settore. Forse un punto critico è che coinvolge in modo indiscriminato tutte le realtà: dalla piccola associazione rionale alle società semi professionistiche. Realtà che finora erano strutturalmente diverse ed oggi devono di fatto adeguarsi allo stesso modo a queste novità.
Inoltre, a fronte di queste modifiche evidentemente necessarie, aumentano inevitabilmente vincoli e spese, andando ad impattare sul prezzo finale per chi si iscrive allo sport di base, che rischia di diventare sempre più elitario.
Centrale rimane anche il tema della formazione, necessaria e ormai vincolante per lo svolgimento di qualsiasi attività sportiva. Se da una parte è più che corretto garantire che il personale sia formato e competente, dall’altra non è sempre facile, per chi vuole avvicinarsi al mondo del lavoro sportivo, intraprendere questi percorsi formativi che spesso si tengono fuori sede e risultano molto lunghi e onerosi. Considerato che le realtà sportive si basano principalmente sulla collaborazione con diversi istruttori che nella maggior parte dei casi fanno poche ore (spesso lo fanno come secondo lavoro o in affiancamento agli studi universitari) è evidente la difficoltà di garantirsi un adeguato turnover di personale.
Margherita, parlando di GZ, la riforma quali cambiamenti ha comportato?
GZ, già negli ultimi anni, si è orientata a diversi dei temi trattati dalla riforma. Il passaggio a cooperativa infatti, avvenuto nel 2024, aveva tra i suoi scopi proprio quello di andare sempre più nella direzione di garantire un lavoro a tutti gli effetti a chi gravita intorno a GZ, sia a chi collabora già da diversi anni che ai più giovani, spesso ex corsisti e giovani atleti, che negli ultimi anni sono diventati parte attiva dell’organizzazione di GZ e per i quali l’obiettivo è garantire sempre contratti soddisfacenti e coerenti con il mercato.
Anche se non è stato necessario riorganizzarci del tutto, il lavoro per allinearci con alcune delle novità non è mancato ed ha coinvolto tutti i livelli, quello tecnico, quello amministrativo e quello operativo: penso ad esempio all’introduzione del nuovo registro nazionale delle attività sportive e agli adempimenti a questo connessi, all’introduzione di nuove figure come il medico sociale e il responsabile del safeguarding con la stesura dei relativi regolamenti e modelli organizzativi, insomma, tante novità che nella maggior parte dei casi hanno richiesto un importante investimento di tempo e risorse, soprattutto a fronte di linee guida spesso incerte e contrastanti tra loro da parte dei soggetti di riferimento.
Il lavoro di gestione che sta alle spalle dell’attività didattica è tanto ed essere precisi impegna ma riteniamo sia fondamentale per portare avanti nel modo giusto la nostra realtà.